Visualizzazione post con etichetta italiani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta italiani. Mostra tutti i post

05 giugno 2012

tre minuti

"Buongiorno, devo rinnovare la carta d'identità".

Ore 11.55, presso gli uffici di un Municipio di Roma. L'orario di chiusura affisso fuori dichiara "13.15".
Sara è da sola. Zero fila. Ci sono due impiegati dietro il vetro dello sportello: Lui, assorto davanti al Pc, ha l'aria (e le movenze) di chi sta cercando di battere il record di "Prato fiorito"; Lei sposta carte e cartelline.


"No, guardi, nun se po' fa", dice lei. "Abbiamo lavorato troppo oggi".
"Ahahaha" ride e sorride compiacente Sara che, sebbene "immigrata" dal Sud Italia, conosce ormai il sarcasmo solare dei romani...
"No, nun ha capito. Abbiamo chiuso" grugnisce Lei.
"In che senso, scusi? Sta scherzando vero? Ma se la chiusura è tra più di un'ora".

Lei la guarda in cagnesco un istante. Grugnisce qualcosa. Si siede scocciata e strappa di mano modulo, foto e vecchia carta d'identità a Sara. Che ancora non si è completamente ripresa dallo shock.

Dopo tre minuti esatti di inserimento dati e stampate varie, Lei consegna la nuova carta d'identità a Sara e dice irritata: "Ha visto quanto tempo me c'è voluto?".

Tre minuti, appunto. Una faticaccia.

15 febbraio 2012

le olimpiadi mancate e le scarpe strette

Non la trovo tanto da festeggiare la notizia dello stop del Governo alle Olimpiadi a Roma.

Capisco molto bene le ragioni di chi ha tirato un sospiro di sollievo, soprattutto tra i romani, e persino le ragioni logiche per cui il politico Monti ha detto "no": alto rischio finanziario, appalti truccati o truccatissimi, speculazione edilizia senza controllo, troppo potere ai (pochi) soliti noti etc etc

Ma la notizia di ieri è pessima e mi rattrista: non siamo un Paese, e una città, in grado di organizzare e governare un evento simile senza sprofondare nello schifo di cui sopra. Non ci trovo tanto da festeggiare.

flickr/Christopher Chan
C'è chi dice, quasi spiritualmente: "finalmente qualcuno che ci mette davanti ai nostri limiti"; o, più prosaicamente: "ma lo hai visto no, cosa è successo per i Mondiali di Nuoto del 2009?". Ok.

Ma questa era una grande occasione, in un tempo di crisi e quindi di potenziale cambiamento delle carte in tavola, per fare qualcosa di nuovo. Fare le cose bene, per una volta.
Alcune condizioni c'erano, inclusa le credibilità di un governo odioso ai più, anche a quelli che sorridono a denti stretti, ma sensibilmente meno attaccabile della casta politica e dei partiti.

E quali saranno le reazioni dei tanti furbetti - i "quartierini" sono spesso anche i nostri luoghi di vita e di scelte quotidiane - per cui oggi abbiamo un'Italia che dice no alle Olimpiadi? Si batteranno il petto di fronte al ditone del Premier e si convertiranno? Credo che lavoreranno ancora più sodo per togliersi di mezzo quelli che fanno politica in un modo che non gli garba... e ripristinare lo status quo.

Sarebbe stata una grande occasione obbligata per dare alla Capitale - già abnorme nella sua cementificazione sregolata, ma questo sarebbe stato un motivo in più - alcune infrastrutture essenziali per migliorare la qualità della vita di tutti che dovevano esserci già 40 anni fa.

Certo, "imponendo/proponendo" metodi e persone e stili nuovi.
Una partita che si poteva pure perdere. Ma che andava giocata.

Per questo, il sospiro di sollievo che tanti hanno tirato, mi sembra un po' come quel tale che indossa solo scarpe strette e, finalmente, per provare un po' di piacere, aspetta la fine della giornata per togliersele.

16 novembre 2011

non fa ridere

Silvio Berlusconi prima del passaggio di consegne al nuovo premier Mario Monti riunì i suoi fedelissimi intorno a sé e con un certo entusiasmo raccontò la sua ultima barzelletta da capo del Governo: "Allora, sentite questa... C'era un capo del governo serio e compito come dovrebbe essere un capo del governo, un governo di ministri che hanno studiato o lavorato nei campi di cui si devono occupare e addirittura tre donne in ministeri chiave. E senza essere passate prima dal casting del Grande Fratello!
Il capo del governo e i suoi ministri e ministre ("inchiavabili"... ihihihihi...) vanno allora tutti fieri a chiedere la fiducia alla Camera e al Senato e noi - ihihihih - in Parlamento li mandiamo a casa... ahahahaha... Non è spassosa? Non ridete? Non fa ridere?".

Dopo 30 secondi, ovviamente, cominciarono tutti a ridere, incitati dal "responsabile" Scilipoti. Anche i "malpancisti".

E così finirono i mal di pancia, le assunzioni di responsabilità e ca..ate varie e morì la Terza repubblica appena nata.

06 ottobre 2011

italia sono anch'io/2

Il nostro H. W., cittadino italiano evidentemente "sfortunato", si imbatte ancora una volta in un quiproquo sulla sua cittadinanza.


Questa volta galeotto è un incombente viaggio di lavoro in Inghilterra.

"H., scusa - lo chiamano dalla segreteria dell'ufficio - l'agenzia di viaggio dice che sul tuo passaporto serve il visto...".

E il buon H.: "Il visto? Ma non serve il visto per l'Inghilterra!".

"Ma LORO dicono che nel tuo caso... insomma... sei eritreo, no?".

"Ma TU e LORO avete visto che ho un passaporto italiano?"

"Ah, ehm, beh, allora... forse... aspetta... vediamo...".

Dopo qualche minuto la trafelata segretaria scende nell'ufficio di H. e dice: "Guarda, vai tu in agenzia e spiegagli questa cosa. Io non ci sono riuscita...".

ps. la campagna "L'Italia sono anch'io" ha raccolto già 10 mila firme per le due proposte di legge d'iniziativa popolare che puntano a riformare la legge sulla cittadinanza

25 agosto 2009

non è più la nostra partita


"... è una lezione incredibile ed emozionante sulla capacità di scommettere su un nuovo inizio, come quella che ricevo, una settimana dopo, dall'incontro con un anziano signore bianco e benestante di 84 anni. Mi è seduto accanto su un aereo che vola tra il New Hampshire e New York: 'Sono repubblicano, ho votato tutta la vita per loro, il mio campione sarà sempre Ronald Reagan, ma questa volta voterò per quel ragazzo nero (Obama, ovviamente, ndr). John McCain mi somiglia, certo, ma non è più la nostra partita, non voto per me ma per i miei nipoti e l'unico che ci può far rialzare la testa, che può rimettere ordine in questo Paese, è il ragazzo democratico. Affido a lui il futuro dei miei nipoti".

Do per certa l'affidabilità del cronista: Mario Calabresi, direttore de La Stampa e autore del libro di cui ho già parlato e da cui traggo questa frase di chiusura. 

Mi ha fatto riflettere molto quest'estate: sull'Italia, sugli italiani e sul nostro modo di concepire la politica e la cittadinanza, su come concepire il futuro, sui giovani e sui vecchi, sul bene comune e sul diritto individuale.

"Non è più la nostra partita"...

(foto flickr/Punk Jazz)