08 ottobre 2010

che tipo di Chiesa vorremmo essere?


Fig. 1
Con la storia di Fulvio ed Elisabetta (v. il post precedente), si è aperta una discussione su famiglia e chiesa.

Dopo aver letto il piccolo dibattito suscitato, Fulvio mi ha risposto così:

"Penso che la chiave di volta della discussione sia che tipo di chiesa siamo e vorremmo essere. I movimenti citati nel dibattito, hanno il grosso limite di essere "esterni" alla comunità parrocchiale, se mal sopportati dal parroco, o confondersi con essa, caso mai il parroco ne faccia parte.

Fig. 2
Una famiglia, ma anche un discepolo che voglia mettersi dietro a Cristo oggi in questa Chiesa, nella figura 1 ha posto solo tra i banchi, o al più al fianco del prete (se gli sta simpatico); nella immagine figura 2 ognuno ha la propria dignità e siamo tutti intorno alla Parola.
Non ci resta che contemplare queste immagini e domandarci che Chiesa vorremmo e che potrebbe essere Segno del Regno...". 

Che ne pensate?


ps. tra figura 1 e figura 5, nella pubblicazione da cui sono tratte, c'erano ovviamente dei passaggi intermedi...

17 commenti:

sPuntoCattolico ha detto...

Sono il primo?? ;-)
Hai aperto una discussione interessantissima, lungimirante, amplia e non di facile soluzione... specialmente da semplici fedeli qual siamo.
Metto i panni del moralista e rispondo alla tua domanda: che Chiesa vorrei? Quella che Dio vuole.. non quella che indica la gerarchia ecclesiastica e neanche quella che suggerisce ognuno di noi altrimenti, come è accaduto in passato, si fanno danni incalcolabili.
Per concludere ritengo che la chiesa (essendo costituita da umani) per forza di cose sia fallibile e per ritornare sulle due figure ne preferirei un'altra: tutti nello stesso cerchio con al centro la Parola.

Alessandro Iapino ha detto...

scusate, ma chi sono quelli vestiti di nero che compiaiono in entrambe le figure intorno ad uno strano gonfalone? mi mettono una certa inquietudine...

Unknown ha detto...

spero che Fulvio intervenga per eliminare ogni dubbio... ma non sono tifosi organizzati :)

Unknown ha detto...

@sPunto: sei stato il primo :)

Ondivago ha detto...

Immagine 2 senz'altro. Mi piacciono moltissimo quelle freccette ben marcate che indicano senza incertezze che, proveniendo dalla chiesa- parrocchia-comunità, ciascuno, singolo, famiglia, coppia o gruppetto deve muoversi verso l'esterno.
E' la che c'è bisogno di noi laici:gli stessi gruppi, perdonatemi, hanno senso solo in quanto preparino i loro appartenenti a vivere e vivere il vangelo FUORI.
Debbono però essere vere e ben marcate tutte e due le cose: una comunità forte di appartenenza , di incontro e di formazione ( se no si scade nel velleitarismo ); e una decisa spinta verso i lontani, verso il muro di gomma degli atei, agnostici, tiepidi e creduloni.
Comunque la pensiamo,diamoci una mossa tutti quanti,no?
La chiesa ( la società, la politica, ecc.) la facciamo NOI.

pap ha detto...

a dire il vero, il "sondaggio" non mi sembra onesto.
E' di quelli a risposta obbligata tipo i sondaggi di repubblica.
"volete una chiesa in cui c'è il prete che fa le processioni e voi state dietro i banchi e nessuno vi conosce oppure una chiesa di tante piccole comunità ed esperienze vive, pronte a lanciarsi nel mondo per lo slancio di fede che ricevono dalla parrocchia?"

che risposta ti aspetti?

la mia parrocchia mentale è un luogo in cui si intessono relazioni che raramente possono trovarsi al di fuori, in cui al primo posto ci sia la Comunione (e resto volutamente ambiguo), un luogo in cui sperimentare Cristo per essere in grado di parlare al mondo e provare che Cristo è desiderabile ed esiste.
una roba così.

Unknown ha detto...

Il "sondaggio" è meno scontato di quanto sembri...
Non tutti i discepoli sono pronti a mettersi a nudo attorno alla parola, rimboccarsi le maniche e aprirsi al confronto con il mondo esterno, senza rinchidersi nei leggendari "valori irrinunciabli".
Se cerchiamo di rispondere con verità sarà un bell'inizio.

pap ha detto...

ma non ci sono solo i "progressisti" contro quelli "con i valori irrinunciabili".
ci sono pure persone che la loro fede la vivono gettando i due spiccioli nel tesoro (e magari sono due spiccioli di vedova), e che sono cristiani nel piccolo della loro famiglia, accudendo una persona malata.
E in parrocchia è la signora che sta dietro il banco a dire il rosario.
Cristo obbliga tutti a mettersi a nudo per forza?

ondivago ha detto...

@pap.
Sono perfettamente d'acccordo:"un luogo in cui sperimentare Cristo per essere in grado di parlare al mondo e provare che Cristo è desiderabile".
Ma poi uscire, per parlarne e , soprattutto ,per vivere con tutti gli altri, quelli che in chiesa non ci portano piede in primo luogo, e per quelli che ce ne portano due ma lasciano fuori il cuore.
Io credo che il confronto, di cui parla Fulvio, si faccia così:non tanto contrapponendo una posizione ad un'altra, ma vivendo insieme e " dimostrando" IN NOI la novità e la rivoluzione del Vangelo.

Ondivago ha detto...

@ pap2
Mi hai fregato sul tempo...
Guarda, credo che la persona che in casa accudisce una persona malata ( so quello che dico) ha un potenziale comunicativo e di evangelizzazione immenso con la sua sola e stessa vita.E la signora che dice il suo rosario nel banco della parrocchia, se non lo fa per scaldare il banco, ma per davvero, maneggia una bomba a mano , un serbatoio di energia.
L'una e l'altra, se fanno quello che fanno in un certo modo, sono già a nudo davanti alla Parola: se fossi un prete direi che " incarnano" la Parola nella loro vita.
Non vedo contrapposizioni di sorta.
E non vedo problemi nel mettersi a nudo. Cosa, per me, indispensabile.Se ti ci accosti, la Parola ti spoglia per forza di tutto il resto che hai indosso...

Anonimo ha detto...

Umm, la due non mi piace, tutti intorno alla parola. Fa tanto protestante.

Magari tutti intorno all'Eucarestia, fonte e culmine.

Ma forse ho contestualizzato poco...


exanonimo

Unknown ha detto...

in realtà - il commento di exanonimo mi induce a entrare in un dibattito che non avrei interrotto perché fluiva bene da solo: nella fig. 2 il culmine della vita comunitaria - una comunità che non "emana" dal sacerdote come in fig. 1 - non è la Parola, ma l'Eucarestia domenicale.

Nel disegno - che purtroppo qui ho dovuto minimizzare - la chiesetta in cima al diagramma raccoglie tutta la comunità intorno all'altare che ospita il pane e il calice.

Anonimo ha detto...

Non volevo essere scortese. Il disegno si vede poco, nel testo del post indichi direttamente "tutti intorno alla parola".
Non voglio fare polemiche o dispute teologiche, non ho nè il tempo nè la competenza.
Però osservo nelle parrocchie la scarsa attenzione all'Eucarestia, i tabernacoli messi in disparte, l'indifferenza di chi vi passa davanti, il sacerdote che la domenica spesso è il protagonista della Messa invece di essere quello che indica il Mistero vero.
E tutta questa sciatteria molto spesso viene anche dall'alto, da chi si preoccupa di fare politica invece che il Pastore.
Forse non haicolto la battuata sulla contestualizzazione.....

La Chiesa che vogliamo?
Quella con Gesù Cristo al centro, e noi tutti a guardare lui. Così capiremo la nostra vita, la nostra eventuale missione o vocazione.

Comunque post stimolante.

exanonimo

Unknown ha detto...

e infatti non sei stato per niente scortese e io non "me so' piccato" :D...

Anzi, mi hai dato modo di descrivere ciò che non si vede bene purtroppo... il centro è proprio l'Eucarestia (fonte e culmine come dici tu)... è la vita/dinamica ecclesiale che il disegno tenta di descrivere rispetto alla prima figura che cambia...

Ciao e bentornato.

Marco Bonarini ha detto...

Ho letto tempo fa e, nonostante le ricerche non sono riuscito a ritrovarlo, un articolo in cui si parlava di come in una diocesi francese (Lione, Digione...non mi ricordo più neanche questo) il vescovo - intervistato nell'articolo - raccontava come aveva puntato sulla piena responsabilizzazione dei laici nella gestione delle parrocchie e di come questa scelta nel giro di pocchi anni aveva aumentato la gente coinvolta nella vita parrocchiale rispetto alla gestione dei soli preti, come sembra accada nella stragrande maggioranza dei casi in Italia.
Si possono fare delle ricerche per capire dove è la diocesi che funziona così "bene" per vedere se si può fare qualcosa anche da noi...
La tendenza per me va in questa direzione, certo ci vuole un bel coraggio per passare dalla parrocchia modello tridentino impiantata nella campagna a quella post Vaticano II urbanizzata. Forse che lo Spirito si sta facendo sentire, ma lo stiamo ascoltando?

ermoviola ha detto...

Rispondendo alla domanda del post. Mi piacerebbe abitare in una Chiesa che ama.
Poi la mia storia mi potrebbe avvicinare più alla seeconda vignetta, anche se mi piacerebbe un po' più complessa, non ci sono le miriadi di realtà che nella chiesa esistono e sembra soltanto una questione tra preti e singoli laici o singole famiglie (pio certamente radunate attrono a Ecuraestia e Parola come la Liturgia domenicale di insegna ecc.). Però la Chieas è piena di moviemtni e associazioni, esperienze di gruppi e servizi di volontariato, ordini religiosi maschili e femminili...
Per me la ricerca della comunione è una sfida che bisogna affrontare quotidiana e forse proprio sulla testimonianza della carità (per citare... un'antico documento) si potrebbe riuscire a costruire qualcosa.

Unknown ha detto...

dedico qualche riga ancora per spiegare meglio la figura due.

Quei gruppetti che si vedono in cerchio intorno alla Parola, in molte "chiese" africane, sono le cosiddette piccole comunità del Vangelo: gruppi di fedeli che - per esempio divisi per servizi: catecumenato, liturgia etc, altrove sono gruppi territoriali - settimanalmente si incontrano tra loro condividendo la Parola di Dio, prima di "fare"... potrebbero essere qualsiasi dei nostri gruppi, volendo. Quelli neri con il gonfalone, per citare un commento di Alessandro Iapino, sono i movimenti/le associazioni/le confraternite. Poi c'è il consiglio Pastorale... Il momento unificante e "di sintesi" e di "nutrimento comunitario", tutti insieme, è l'Eucarestia domenicale. La tensione prevalente di questa comunità è poi verso l'esterno.