26 febbraio 2016

la fedeltà non ha obblighi

Hanno tolto l'obbligo di fedeltà: apriti cielo! Quelli esultano, anche con espressioni sconcertanti, invocando il fatto come un successo "dei cattolici", perché permette di distinguere il "vero" matrimonio dalle nuove unioni; quegli altri, parlo tra questi sempre dei cattolici, sono furiosi, sdegnati, contristati perché non si vuole riconoscere la dignità di unione e di amore davvero duraturo, in particolare alle coppie omosessuali che si vogliono scegliere "per sempre".

Risonanze opposte alla notizia dello stralcio dell'obbligo di fedeltà dal discussissimo ddl sulle Unioni civili. E tutto ciò al netto dei pasticci politici e delle opinioni sulla legge.

Quando ho letto, però ho pensato subito: ma nel matrimonio cristiano non c'è nessun "obbligo" di fedeltà


L'obbligo è una previsione giuridica che risponde a un'esigenza sociale di tutela dell'unione e per questo implica anche una possibile sanzione da parte dello Stato: la facoltà di chi è stato tradito di ottenere per questo motivo il divorzio con tutti gli addebiti conseguenti. Dal Codice civile (art. 143): "Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà".

Ma che c'entra tutto questo col matrimonio cristiano, col sacramento che gli sposi celebrano? 

Spiega da subito questa distinzione tra i due matrimoni anche l'introduzione al nuovo rito del matrimonio: "Fedeltà offerta come dono del mistero celebrato e proposta anche come obbligo giuridico".

La fedeltà coniugale, per i cristiani, infatti è una promessa e non un obbligo. 

E la fedeltà promessa di cui si parla è prima di tutto quella di Dio a noi e anche alla scelta reciproca dei coniugi. Sempre dal Rito del matrimonio, la troviamo espressa per esempio nel Salmo 99: "L’amore del Signore è per sempre, eterna è la sua fedeltà". A questa pre-esistente promessa di amore e fedeltà (che noi crediamo già mantenuta peraltro), gli sposi rispondono con loro promessa reciproca: "Prometto di esserti fedele sempre", una promessa fatta alla luce di tutti i nostri limiti, una promessa che è un'esigenza della relazione (cura, responsabilità e felicità dell'altro) e un cammino spirituale. 

Non c'è obbligo, ma piena libertà orientata all'amore adulto. Non c'è sanzione di un'autorità esterna, superiore tutor del bene comune: ci sono le ferite che l'infedeltà procura a entrambi i coniugi. Ma come sappiamo ci sono matrimoni che sopravvivono anche a queste ferite. E per gli altri che "finiscono", crediamo siano comunque indissolubili. Nonostante l'infedeltà abbia separato i coniugi, a volte anche per il loro bene terreno, quel legame resta per sempre. 

Ora i cristiani credono d'altra parte che essere fedeli nel matrimonio, in cui la differenza sessuale non è solo un accessorio moralistico ma un presupposto, racchiuda la via per la pienezza di ciascuno sposo e per la felicità coniugale; ma che anche per questo sia appunto la strada privilegiata per conoscere Dio: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore". E questa sposa qui, a rileggere il libro di Osea, era tutt'altro che fedele.

La sovrapposizione storica, giuridica e sociologica tra matrimonio cristiano e matrimonio civile non necessariamente ha prodotto frutti buoni. Ha anche confuso categorie, seminato parole e convinzioni che oggi spesso non dicono più nulla.
 
Diradare questa confusione, ridefinire i confini tra le due realtà, può aiutare a ritrovare le parole giuste per annunciare la bellezza del matrimonio cristiano (come vocazione, come promessa di bene) e provare a risignificare da cristiani la ricchezza, la dignità e la potenzialità sociale del matrimonio civile.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"Che c'entra..."? eccetera eccetera.
Da che Figlio eterno si è unito l'umanità, teologicamente e metafisicamente = da sempre, non si può più dire "no c'entra". "Dio no c'entra" è LA FORMULA di ateismo, come è formula di teologia sentimentale.
Obbligo giuridico tiene traccia di DIVINA AFFIDABILITA', se creazione e redenzione no vogliono limitarsi a essere vuota parola. Neghi obbligo, no vuoi Dio in creazione, no vuoi Dio redentore.
LudoK

Unknown ha detto...

Caro/a LudoK, "che c'entra?" è una domanda aperta. E non mi pare di averla chiusa.

Io non so cosa sia questa "teologia sentimentale" che citi più volte, non la conosco, non sono un teologo: mi dici chi ne parla e dove? E sicuramente non ho detto che "Dio non c'entra", perché direi una castroneria: Dio c'entra con tutte le realtà umane... bisogna vedere però in che modo.

Se il Dio in cui credi tu è un Dio che ci ha creati e redenti per una qualche forma di obbligo o necessità e non per mantenere una promessa d'amore (che tutti abbiamo iscritta nel cuore), hai ragione: sono ateo.

Anonimo ha detto...

No farmi dire cose no dette. Si tu neghi traccia o immanenza di Trascendente in Diritto, no dai diritto a Trascendente di "c'entrare" in Diritto. Piano Divino è più di diritto, vero e verissimo. Ma Piano Divino (Oiko-nomia: etimologia, dice qualcosa a Moralista???) no è mai senza Diritto. In Diritto, reciprocamente, no manca mai traccia di Piano Divino.
LudoK

Unknown ha detto...

Cara/o LudoK, mi pare sia tu a farmi dire cose che non ho detto.

Ho ripetuto che sarei uno scemo a dire che Dio "non c'entra"... perché Dio è presente in tutte le realtà umane; in particolare, se il diritto è produzione della persona, orientata al bene comune e dalla lettura antropologica e morale cristiana, anche il diritto è "cristiano".

Il problema è che tutto ciò che è cristiano, non è tutto Cristo: rivela solo un pezzetto della pienezza di Dio.

Io ribadisco senza alcuna preoccupazione che la questione problematica è continuare a vedere e a leggere le cose, la realtà umana, le relazioni personali e sociali solo da un punto di vista del "nomos"...

Perché poi c'è anche il "logos" e persino "agape" e addirittura "eros" (lo dice Benedetto XVI). Buona giornata.

LudoKabonis ha detto...

?Moralista, sei scomparso dal blog? Intanto, te invito a leggere questo http://www.morettievitali.it/?libri=matrimonio
No sono junghiano ma idea di matrimonio como "istituzione di salvezza" non è male.