20 dicembre 2010

100 feriti, un disperso

flickr/Self-portrait_girl
Una sola parola d'ordine: scontri.

E poi, a seguire, violenza, black block, infiltrati, sicurezza, ordine pubblico, terrorismo e, buona ultima, fascismo.

Dopo la recente manifestazione di Roma, commenti e commentesse, titoloni e anatemi, evocazioni da seduta spiritica ed editoriali di ogni risma si sono succeduti al solito ritmo di tamburo, quello dettato dai "grandi media".

E mentre ancora la coda del dibattito "sugli scontri" non si esaurisce, già si parla di altri "scontri", quelli che non ci sono ancora stati ma potrebbero esserci nei prossimi giorni.

In tutto questa bailamme di fatti e sopratutto di parole, oltre e putroppo, ai 100 feriti di Roma, dobbiamo di sicuro registrare un disperso: il senso delle cose.

Sono tragicamente refrattario alle ideologie, sistemi di pensiero strutturati che galleggiano prepotenti sulla vita concreta delle persone reali.
In questo caso, se ne fronteggiano due. Sia l'ideologia di chi in nome della sicurezza, dell'ordine pubblico, della legalità (...) bolla una pubblica e ampia protesta contro questa gestione politica indecente del Paese come una mera azione di teppismo organizzato; sia quella di chi in nome del diritto a manifestare, della libertà di espressione (...), della rabbia accumulata, della frustrazione, giustifica e anzi benedice il vandalismo, il teppismo, la violenza elevandola a filosofia esistenziale e a liturgia rivoluzionaria.

Grazie a queste due ideologie, due energumeni che si provocano e si sfidano col petto gonfio, siamo costretti da giorni a sentir commentare solo "gli scontri".
Evidentemente la violenza in qualche modo pare l'unico terreno praticabile da entrambi questi schieramenti. Anzi, c'è anche un certo godimento sado-maso a parlarne.

Io mi sono perso in questa bailamme.
Se qualcuno sa riportarmi una parola di senso e disinteressata pronunciata da qualcuno che dovrebbe o pretende di rappresentarmi (istituzioni, politici, sindacati, leader veri e presunti del "movimento") mi aiuti.

Cercasi una parola di senso sul grave disagio sociale che questo Paese sta covando da troppo tempo, impantanato inesorabilmente tra escort e veline, affari sporchi piccoli e grandi - tramati nei palazzi del potere o solo all'ombra della guardiola di un condominio - e giochetti di partito.

Cercasi una parola di senso, anche solo un tentativo, per avviare l'unico dibattito sensato, utile, responsabile... Quello sull'Italia del futuro.

C'è qualcuno che ha un progetto bello per l'Italia? E, possibilmente, un ego piccolo piccolo?

9 commenti:

Unknown ha detto...

una cosa di senso, almeno nel merito del caso specifico (le dichiarazioni di gasparri)

Marco Bonarini ha detto...

Mi permetto di suggerire la lettura della lettera aperta scritta da Roberto Saviano il giorno dopo gli scontri su La Repubblica (sul sito si può trovare), e alcune risposte che gli sono arrivate in redazione e pubblicate il giorno dopo. Saviano è un giovane che vuole restare per costruire un'Italia diversa, che abbia un senso, in questo tempo in cui la speranza di un senso si può trovare solo in alcune piccole azioni di chi ancora crede che fare il bene e amare sia la salvezza del mondo.
Un abbraccio a tutte a tutti i lettori del moralista per sostenere la speranza.

sPuntoCattolico ha detto...

Anch'io nutro da diverso tempo le tue stesse angoscie..
Sicuramente le due ideologie sono una l'opposta dell'altro e peggio non hanno (e non cercano) punti di contatto.
Mio modesto parere è che siamo arrivati ad un vicolo cieco della politica, in cui chi c'è fa solo i propri interessi di parte. L'unica vera via per scuotere adesso è L'ASTENSIONISMO che non è bellissimo in sè ma se fatto bene, può portare a "svegliare" e "scuotere" il sistema invece che pecoroni votare per questo o quest'altro (che tanto si è appiattito tutto).
Per quanto riguarda invece la società, dobbiamo, come dicono i vangeli d'avvento, nel nostro piccolo sforzarci per creare una nuova società.. predisporre la gente all'ascolto, che il Signore viene (l'unico vero salvatore) per noi nel mondo

Unknown ha detto...

caro sPunto, non sono d'accordo sull'astensionismo... sai perché? Perché poi può capitare come in Bielorussia (cito solo il caso più recente) di avere risultati elettorali plebiscitari, quasi l'80% dei consensi per un leader al potere dal 1994... (guarda tu le combinazioni della vita!). Se votano solo quelli che voglio/devono votare, va a finire così!

Sono invece d'accordo sull'astensionismo da pratiche quotidiane "immorali" (lavoro, relazioni, scelte economiche etc etc) che in fondo sono collusive con l'inerzia di questo Paese e con la filosofia di vita del "così fan tutti" di chi da troppo tempo ci dice cosa è davvero "concreto", " adulto", "realistico"...

Questo sarebbe davvero velleitario moralismo se fosse solo una eroica crociata individuale, una sorta di prometeica - e velleitaria - battaglia contro il mondo e il peccato dell'uomo...

Se invece si costruissero stabilmente cooperazione, formazione, e fiducia, per esempio anche solo in ambito ecclesiale, non sia mai che gettiamo un seme!

sPuntoCattolico ha detto...

Quel che tu paventi si verificherebbe solo nel caso in cui gli astensionisti coinciderebbero quasi completamente con una parte politica. Il mio invito invece è rivolto ad entrambe le coalizioni... se tu pensi che il partito degli incerti è quello più grande in italia ti dimostra che se attuato, destabilizzerebbe la classe politica e sarebbero costretti a ritornare sui propri passi per riguadagnare terreno...

Marcello ha detto...

L'astensionismo è una pratica nobile, ma NON è una forma di protesta. Qualcuno pensa che lo sia (in Italia lo pensano in molti), ma NON lo è. Non lo è semplicemente perché -come protesta- non funziona.
L'astensionismo è invece l'accettazione incondizionata del verdetto popolare, qualunque esso sia.
Negli Stati Uniti, ad esempio, l'astensionismo è praticato da coloro che ritengono che le cose vanno bene così, chiunque vinca le elezioni.
Per protestare, al contrario, (se si vuol far questo) occorre il cosiddetto "voto di protesta" che consiste nel votare un partito di scarse speranze o politicamente "strano": pensionati, cacciatori, vegetariani ultrà, club super pippo, forza lazio... (infatti, questo tipo di voto "pesa" e spariglia).
Insomma chi vuol protestare con l'astensionismo, ottiene SEMPRE l'effetto contrario: rafforzare (elettoralmente e politicamente) chi si vuol criticare.

Sulla domanda del post ho una risposta, ma il moralista la considera troppo "radicale".

Unknown ha detto...

@marcello: lei ha facoltà di esplicitare la sua risposta ;)

Marcello ha detto...

C’è un partito che chiede da anni che le leggi siano rispettate (e non lo slogan “abbasso la corruzione, viva le manette”, ma ad esempio il problema delle firme false delle liste elettorali di cui nessuno parla e che i tribunali italiani si rifiutano di affrontare) e che si batte da anni per i diritti civili negati nel mondo e dimenticati dalla stampa (Vietnam, Tibet, cristiani del Medio Oriente, Cambogia, pena di morte, infibulazione…).

Non condivido tutto, ovviamente, ma mi piace molto questo sguardo oltre quelle "cosucce" tanto care una parte consistente della società italiana (elettori, eletti e commentatori).

sPuntoCattolico ha detto...

Scusami e quale partito sarebbe??