"Le cose di ogni giorno raccontano segreti
a chi le sa guardare ed ascoltare".
Domenica. Ore 17. G. rientra in casa, con la sua talare nera svolazzante. Viene da Perugia, dove è il "pastore" della locale comunità greco-ortodossa: greci, russi, bulgari, ucraini e "un solo georgiano", dice divertito. Ossia, lui.
G. ha poco meno dei miei anni ed è un sacerdote. Con sua moglie C. (e con l'aiuto di sorella e cognato, R. e M., tutti made in Georgia) ci hanno invitati al compleanno del loro secondogenito, L. Hanno tre figli come noi, praticamente coetanei. Una storia diversissima eppure, oggi, un pezzo di vita quotidiana in comune.
Intorno alla torta fatta in casa, al té georgiano, etc etc - e a un nugolo di bambini (10) di ogni taglia (e colore) - ci sono 4 famiglie: io e Luisa, G. e C. (georgiani e cristiani ortodossi), M. (polacca e cattolica) e M. (tunisino, musulmano), R. e P. (bengalesi, musulmani). Chiaramente (e senza paura) diversi ma vicini; storie che non si possono sovrapporre praticamente mai, ma l'esperienza comune, forte, di essere sposi, genitori e "reduci" del mondo iperbolico e complesso di Piazza Vittorio.
Luisa, libro illustrato alla mano, organizza i bimbi e tutti insieme, in un italiano impeccabile, cantano con Rodari ed Endrigo: "Per fare un tavolo ci vuole il legno...". Applausi convinti di tutti. Risa. Di nuovo di là a giocare. E noi a scambiarci pezzi di vita.
Questo sguardo sul futuro dell'Italia non lo potete vedere in onda in Tv. Magari in diversi cambierebbero terrorizzati canale in un nervosissimo zapping.
Mi rendo conto che è un privilegio quasi tutto nostro. Io sono contento.
Ora che andiamo, ora che la nostra vita cambia, ho visto i germogli di quell'orticello che abbiamo trovato e tanto faticato a seminare.
"... Per fare tutto ci vuole un fio-o-re".
nb. questo post è stretto parente di questo.
(foto Sonietta46/flickr)
5 commenti:
Caro Simone, nel tuo post si sentono i profumi di quel pomeriggio! Il dolce, il the, la semplicità di questo incontro che speriamo sia sempre più specchio di un'Italia giovane, accogliente e intelligente.
La fede poi apre sempre le porte: nell'identità del cristiano c'è la simpatia per l'altro, tout court!
Bè, Simone...
Visto che siamo già in fase di retorica anniversaria sui 150 dell'Unità, bello quel riferimento " per fare l'Italia"! (usato con accostamento provocatorio di canzoncina).
" Abbiamo fatto l'Italia, dobbiamo fare gli italiani", trombonava il nostro D'Azeglio...e mi sembra che è di questo , soprattutto, che tu stia parlando.
L'Italia, bene o male , ci piaccia o meno, la cambicchino o meno, c'è.
Sono gli italiani nuovi, quelli da inventare.E lì la strada è lunga...
Eppure il futuro , come tu stesso racconti, è GIA' qui.
Sta solo a noi coglierlo, accoglierlo, viverlo, svilupparlo, inventarlo: come avete fatto voi con il vostro pomeriggio e tanti altri giorni.
Come facciamo noi, mia moglie , mia figlia e io, con molti nostri amici mixati , incrociati, affiancati, confrontati:il denominatore comune della famiglia a fare da collante.
Moltissimi non vogliono, deprecano, fondamentalmente hanno paura.
Noi, pensiamo ad andare avanti.
Siamo su una strada giusta, e, comunque vada, bellissima.
Pochi: ma è anche giusto, no?
Pochi nella massa: come i semi, il lievito, il sale, che conosciamo bene.
Lorenzo
Eh, sì!
ci vuole così poco,
per fare Chiesa......
per essere popolo....
Grazie per la condivisione
ciao,
ho letto anche il post collegato... mi hai fatto pensare al cortile della mia scuola, quella in cui insegno... non è così colorato, abito in provincia, ma incomincia piano piano a diventare "multitnico". non mi stanco mai di vedere e imparare l'accoglienza dai bambini. loro, nella mia realtà è ancora così,non si fermano davanti a occhi a mandorla o la pelle scura.. accolgono, giocano, imparano, condividono insieme. mio compito è quello di favorire tutto questo on altrettanta accoglienza. bello!!!
Ciao. Bel racconto, e soprattutto bel pomeriggio. laparola
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