13 ottobre 2011

diversamente indignato

(aggiornamento, dopo la "manifestazione" nazionale del 15 ottobre) ...

la cosa che mi fa più "indignare" è che dopo certe cose ti tocca sentire pontificare tutti i cicchitto d'Italia...

per il resto quoto Giorgio Bernardelli su VinoNuovo.

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Ieri (12 ottobre 2011), a Roma, c'è stata la manifestazione dei cosiddetti "indignados romani" di fronte a Bankitalia.

A parte la oggettiva preoccupazione per la situazione del Paese e la solita tristezza che mi scende nel cuore per la tensione e gli scontri, confesso candidamente che "questa non l'ho capita".
E dico proprio questa precisa protesta.

foto Corriere.it/Ansa
a) Bankitalia con la Borsa, con la Casta e con gli accordi sul lavoro (vedi alcuni cartelli, gli slogan per strada e anche la lettera consegnata - ok - a Napolitano) c'entra poco.
In qualche caso, quasi niente.

b) Con le banche, altro tema di protesta, Bankitalia c'entra, sì. Ma sulle questioni sollevate sarebbero altri gli eventuali obiettivi prioritari di una qualche forma di protesta.
Negli Usa, il movimento "parallelo" vede Wall Street, la Borsa, come luogo simbolico (e qualcosa di più) da occupare e assediare.

Alla Banca d'Italia bisogna (sempre) chiedere di usare al meglio i poteri di controllo che le sono indirettamente affidati dalla Costituzione (art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito).

Peraltro in un assetto europeo che inevitabilmente le ha fatto perdere qualche prerogativa. Anche in uno dei casi contestati, quello sul rischio di dovere liquidare l'ingente debito pubblico italiano.

c) Bankitalia è una delle poche istituzioni residue della Repubblica italiana che, pur con le sue pecche italiche, non è mai stata completamente preda della partitocrazia italiana e degli altri vari poteri più o meno occulti.
E ha all'interno dei professionisti, dei burocrati ohibò, che non rubano lo stipendio. Oltretutto, da anni, è una delle pochissime voci che ha espresso dubbi se non aperte critiche alla gestione della politica economica del Paese.

Mi convince e faccio mia invece la protesta (sempre ieri) dell'Associazione nazionale famiglie numerose davanti a Palazzo Chigi.
Forse agli indignados questo genere di proteste fa ridere o addirittura arricciare il naso...

Il genere di convinzioni per cui "se non sei arrabbiato (come noi e come lo dimostriamo noi) vuol dire che non te ne frega niente" - vedi sempre i cartelli di ieri - le trovo un tantino superficiale.

Io sono consapevole di quello che capita al nostro Paese, vivo concretamente sulla mia pelle gli effetti della crisi ma mi sento diversamente indignato (e lo comunico come posso).
Vale lo stesso?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido e approvo appieno. Non avrei potuto trovare parole migliori. Grazie Simone.

Romeo

matteo ha detto...

vale, vale

lycopodium ha detto...

Ho paura che sia difficile trovare una forma di protesta che raggiunga visibilità e che non trovi modo di essere deviato e/o strumentalizzata.
Tuttavia, l'idea di fondo, che vi siano istituzioni che ci chiedono troppo rispetto a quanto si possa ragionevolmente chiedere e dare, non è psicologicamente sbagliata.

sPunto ha detto...

Io sono fermamente e sempre più convinto che, a rischio di passare io come moralista, bisogna cambiare modo di manifestare..
E' infatti, secondo me, inutile manifestare se poi si è incoerenti o violenti in altre questioni (e non mi riferisco solo ai black bloc ma anche ai fattacci di cronaca nera).
Bisogna convogliare tutte le proprie energie per darsi da fare concretamente nelle tante questioni quotidiane.. trasmettere la pace, l'educazione, il rispetto..
Non basta più solo indignarsi, mi pare alquanto sterile come cosa.. non si fa un mondo migliore da solo, bisogna darsi da fare nel quotidiano...