02 aprile 2011

pane alla carta

Quanti sono e chi sono i poveri, anche sotto casa tua? A volte, casi eclatanti a parte, restano nascoste tra le pieghe dell'indifferente tran tran quotidiano storie e casi impensati di disagio economico e sociale.

Striscia la notizia ha rilanciato una proposta semplice e provocatoria della Caritas di Roma, per ridurre gli sprechi alimentari, in specie di prodotti da forno, e aiutare chi si trova in difficoltà a mettere insieme il pranzo... con il pranzo.
Invece, di gettare nel cestino (come previsto dalle norme igieniche) o, nei casi migliori, destinare alle strutture assistenziali (mense, case famiglia etc etc) le eccedenze di pane, pizza e biscotti, con un impegno logistico non da poco, dare direttamente a chi ha bisogno - tramite i Centri di ascolto Caritas - una "card" con la quale a fine giornata poter ritirare direttamente dal commerciante il cibo che altrimenti, pur essendo assolutamente buono e mangiabile, andrebbe a finire tra i rifiuti.

"Un povero che abita a Tor Bella Monaca (periferia romana, fuori dal Grande raccordo anulare, ndr) - spiega don Enrico Feroci, il direttore della Caritas romana - difficilmente verrà a via Marsala (in centro, adiacente alla Stazione Termini, ndr) per prendere un po' di pane, molto più semplicemente potrà recuperarlo in un negozio vicino casa".

Per ora è stata battezzata "bread card".

Ambiguità dell'idea? Il nome evoca la famigerata "tessera del pane" di bellica memoria. Ma possiamo soprassedere. Non manca, come capita per la "social card", il disagio di doverci mettere la faccia, soprattuto se si è uno di quei poveri che "ma chi l'avrebbe mai detto".
Infine, la sensazione di lasciare ai poveri solo le briciole, gli avanzi, delle nostre fin troppo imbandite mense.

Detto ciò, a me continua a sembrare una bella idea.
E non solo e non tanto dal punto di vista pratico (cibo per chi ha fame e addirittura "riduzione della filiera"), che certo non guasta.

La Caritas ha infatti tanti accordi e strutture per il recupero e la distribuzione del cibo, attraverso il suo Emporio della Solidarietà. Ormai ben organizzate, meritorie e diffuse poi sono le collette del Banco Alimentare e la nuova tendenza dei cossidetti Last minute market.

Mi pare invece che il meccanismo aiuti a mettere in evidenza quanto ciascuno spreca sui beni di prima necessità. Ma sopratutto, ci "costringe" - in primis i commercianti - a scoprire chi e quanti nella propria zona hanno bisogno di quel pane, a guardarli negli occhi, a scambiarci due parole. 
Per usare una frase fatta, ci dà l'opportunità di abbattere il muro dell'indifferenza.

Mi porto in conclusione un dubbio: detto ciò, quanti apriranno le porte all'esercito delle "bread card"? Quanti preferiranno continuare a buttare le eccedenze, pur di... ? Quanti tra quelli che già offrono un servizio simile, ma diverso, se la prenderanno a male?

Io attendo Buone Nuove.

4 commenti:

ermoviola ha detto...

Non mi sembra un'idea malvagia. Però penso sarebbe stato più delicato, proprio per ovviare ad uno dei problemi che tu stesso individui, chiedere agli stessi centri di ascolto Caritas delle parrocchie di raccogliere gli "avanzi" e distribuirli loro?

Unknown ha detto...

questo già si fa, a quel che mi risulta. Io ricordo corridoi e sottoscala della mia ex parrocchia pieni di "aiuti Caritas" da dare a chi veniva a chiedere, al Centro di ascolto.

Io credo che la "provocazione" sia proprio bypassare il disagio di tutte le parti in causa e tornare a confrontarsi, a vedere e toccare la povertà, senza delegarne il trattamento agli specialisti della carità, in spazi circoscritti e discreti. Sono discreti per i poveri, certo, ma fin troppo anche per chi povero non è.

Specialisti della carità che sono un ottimo alibi anche in campo ecclesiale ("ah, di quello se ne occupa la Caritas"), salvo avere talvolta poca cittadinanza nelle grandi riunioni di pianificazione, quando si parla di pastorale o si fa una riflessione ad ampio raggio.

Vanno bene come "agenzie di servizi" e questo è una identificazione che fa male alla stessa Caritas, secondo me.

Una proposta del genere rilancia la palla alla "società civile" e alle comunità cristiane, oltre a contribuire a ridurre gli sprechi di cibo.

Anonimo ha detto...

Sono inorridito ieri sera nel vedere lo spreco di risorse alimentari di prima necessità al termine di una giornata di un negozio alimentare. E penso che l'iniziativa della Caritas sia opportuna ed educativa per tutti: per i commercianti, che finalmente si confrontano con realtà diverse dal "rapinatore", e cominciano a vedere davanti a loro i veri poveri; per i bisognosi stessi, che anzichè elemosinare in modo fastidioso presentano sotto forma della bread-card quasi la dignitosa rivendicazione del diritto ad essere sfamati; per tutti noi, per renderci sensibili ai problemi e non soltanto infastiditi dalle richieste continue di aiuto.
torietoreri
www.torietoreri.splinder.com

sPuntoCattolico ha detto...

Bhè non posso che plaudire ciò.. qualunque atto che serva per i poveri è ben accetto!!
L'importante però è anche rispettare la dignità della persona.. non ferirla con modi e parole..