09 febbraio 2011

vedo Rom

Sono morti 4 bambini in un incendio. E questo più o meno lo sappiamo tutti.

Secondo me c'è una cosa, invece, che si disperde come nebbia nel fumo delle chiacchiere, in questa terribile, ennesima, vicenda metropolitana.

Travolti come siamo dal solito rincorrersi di luoghi comuni, idiozie e paure ataviche, di varia tonalità e colore, su Rom e dintorni, io ritengo che si perda un dato di fondo. 

Il problema davvero sono i Rom? 
"Brutti e cattivi" che siano o meno?

O che ci sono migliaia di persone che vivono in situazioni al limite dell'umano... e molti non sono Rom?

La soluzione (finale?) è abbattere sistematicamente le baracche e "togliere i figli ai poveri", ipotesi che qualcuno sta ventilando?

Perché - al netto di festini, furbetti e veline - il "problema povertà" a Roma è molto più grosso della solita trita insopportabile bagarre sui Rom. 

E lambisce migliaia di persone e famiglie, spesso invisibili a media e istituzioni (salvo lo zelo burocratico per sanzioni e simili), che non sono in una baracca... ma sono a rischio, anche con situazioni psicologiche, sociali e perfino lavorative apparentemente normali.

Si dice: nessuno vuole un campo Rom sotto casa. Ok.

Ma in diversi vogliono un romeno (o un moldavo, o un afgano, o...) che lavora in nero, a volte senza vedere nemmeno i soldi prima di mesi, in un cantiere o in una ditta di ristrutturazioni. 
Uno che magari vive in uno di questi insediamenti perché altrove non può... o magari sta in un sottoscala, o in un capannone abbandonato... Ma tanto lì si notano di meno, sono meno antiestetici... 
Oppure sono in 10 in un appartamento affittato - in nero - da un onesto e spaventato cittadino.... 

Se non si squarcia questo velo a tutti i livelli - informativo, istituzionale ed educativo - non ne usciremo mai. 

Perché la logica di intervento che sarebbe più ovvia, quella del rispetto reciproco dei diritti e dei doveri, in un Paese che sembra non sappia più che valore abbiano queste due parole, non sembra seriamente proponibile ai più.

9 commenti:

MenatelA ha detto...

quoto dalla prima all'ultima delle tue parole.
Mena

Alessandra ha detto...

in merito una notizia fresca fresca...
la portavoce milanese di Fli si dimette dal suo ruolo a causa della sua uscita "infelice" in un programma radiofonico «è più facile educare un cane che un rom»

Ilaria Haruka Janon ha detto...

Giustissimo. Approvo a diffondo.

Unknown ha detto...

benvenuti a MenatelA e ad Haruka.

Non ero aggiornato sugli esiti dell'uscita della Maiolo... ma dimettersi dal ruolo di portavoce... forse non avrebbe potuto organizzare occasione migliore.

Marcello ha detto...

Non è la prima volta che Gad Lerner scrive cose sagge sull'argomento.
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/09/news/politica_buttafuori-12232187/

Anonimo ha detto...

Una posizione: l'anno scorso il Papa ricordava che la persecuzione contro i Rom ricorda quella contro gli ebrei.
Un paradosso: molti studiosi affermano che i Rom sono i "veri" Europei...ma nessun paese europeo è sinora riuscito a superare questa "questione". Permane una piaga scoperta e vulnerabile.
Ritengo esistano "periferie umane" che spesso insistono su quelle urbane, ma non necessariamente. Simone faceva riferimento a tanti "invisibili" famiglie o single in difficoltà economiche. Il "problema" percepito dei nomadi non è tanto e solo la povertà, ma è anche dovuto alla loro (ma anche nostra) scarsa educazione al rispetto sociale. Questo crea una "faglia", crea il "noi" e il "loro". Non vedo soluzioni efficaci percorribili nel breve periodo. Non c'è, a mio avviso, la sensibilità sociale che ne faccia percepire l'urgenza. Tra qualche giorno sarà tutto scemato...e noi torneremo a pensare a Ruby.
Romeo

sPuntoCattolico ha detto...

Mi stupisce come tutti sanno tutto sui rom senza che abbiano mai avuta una seppur minima conoscenza di loro..
E' difficile, per qualsiasi organizzazione, quindi proporre soluzioni se non si conoscono le reali esigenze, pensieri e culture dei rom.

http://spuntocattolico.blogspot.com/2011/02/amor-di-roma.html

Danilo Catania ha detto...

Un anno fa, mese più mese meno, abbiamo realizzato un'indagine per conto della Presidenza del Consiglio sulle condizioni di vita e abitative delle comunità rom che vivono nel Sud Italia (precisamente: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia).

Chi è interessato ad approfondire metodologia e risultati dell'indagine: http://www.irefricerche.it/news.interna.php?notizia=114

Fino ad allora dei Rom avevo "un'immagine emotiva" tristemente convenzionale: nel senso che provavo diffidenza e un malcelato senso di insicurezza quando incrociavo i loro sguardi, anche se razionalmente mettevo insieme ragionamenti tipici dell'uomo progressista e politicamente corretto.
Il mio lavoro mi ha portato ad incrociare non solo gli sguardi ma anche la loro esistenza. Sono stato a Scampia, dove sono presenti due insediamenti (uno abusivo, l’altro autorizzato) in cui vivono oltre 1.500 persone: molti ragazzi sono nati a Scampia. Immaginatevi una Gomorra dentro un’altra Gomorra. Un’umanità dimenticata, al di là della singola appartenenza etnica. Lì, in quei posti, la solidarietà si misura nell’abnegazione di avamposti dello Stato in cui si sperimenta quotidianamente il senso di impotenza di medici, operatori scolastici e volontari che, tuttavia, tentano di dare una parvenza di normalità ad un contesto che di normale (già alla vista) ha ben poco. Un mondo “fantastico”, irreale, dove si incontrano personaggi “epici”: medici che vanno ben oltre il loro normale confine di competenze e operatori scolastici che lavorano in scuole bunker con passione ed entusiasmo. Insomma quando si incrociano queste realtà, che solo sulla carta geografica risultano uguali a tante altre zone – per la “normalizzazione” di una struttura geometrica essenziale fatta di punti, linee e poligoni – emerge in modo vivido di che pasta siamo fatti: un intruglio di miseria e nobiltà d’animo e nulla più. Certo, non è poco, ma se questi sentimenti non sono sostenuti da un’idea di società e di convivenza civile che vada oltre la tentazione di plebiscitaria tipica degli slogan securitari e/o compassionevoli, il rischio è scadere in un moralismo esistenzialista.
La “questione Rom” nella sua drammaticità è abbastanza semplice. Nel nostro paese, il paese “dei campi” (così è stato apostrofato dall’UE), gli zingari non esistono, né in termini legislativi (non essendo riconosciti come minoranza etnico-liguistica), né tanto meno come persone/cittadini. Si tratta di (non)persone, da far rientrare nella categoria degli invisibili. Quando sono troppo vicini a noi, tanto da perdere il “dono dell’invisibilità”, ci allarmiamo molto, come quando viene annunciato l’imminente arrivo di una calamità naturale. Li vogliamo lontani da noi, fuori le mura della città, in posti nascosti alla vista. Un desiderio assecondato spesso dalle innumerevoli ordinanze di sgombero e da una politica locale e nazionale “segregazionista”. Del resto, è nei posti più reconditi della nostra coscienza che solitamente ricacciamo le nostre paure. Però, paradossalmente (ma neanche tanto) di loro non ne possiamo fare a meno. Sono come i corsi di formazione di un tempo, che servivano più ai formatori che ai formati. Per la questione Rom girano molti soldi, soprattutto fondi europei, che dovrebbero servire a migliorarne le condizione di vita, invece, nella maggior parte dei casi, non incidono minimamente sulla loro qualità della vita.
Perché?
Estremizzando in modo populistico (come quando si parla di argomenti riguardanti i Rom): lasciare la questione Rom in uno stato di costante “emergenza” fa comodo un po’ a tutti. Intanto, perché nessun governante che si rispetti vuole prendere per le corna il “toro”, ovvero fare delle scelte impopolari mettendo a repentaglio il proprio consenso politico e di conseguenza, lasciare la situazione a mollo, delegandola a qualche “uomo e donna di buona volontà”, crea un liquido ottimale per la conservazione di rendite di posizione, soprattutto per quanto riguarda un certo tipo di volontariato organizzato.

Unknown ha detto...

http://www.caritasroma.it/Comunicazione/Notizie/Letteraapertaallecomunit%C3%A0cristiane.aspx