30 novembre 2009

una distratta pacca sulla spalla


Poco più di un anno fa ho conquistato la mia “social card”. Per quel che è durata, direi che ha avuto lo stesso effetto benefico di una simpatica ma distratta pacca sulla spalla. Anzi, due.

Ricapitoliamo con ordine. Sposato, 3 figli piccoli, affitto da pagare, un solo stipendio da impiegato e mia moglie a casa per scelta, e poi per necessità: se – proprio per la scelta di cui sopra – non ti prendono nemmeno uno dei figli al nido in 6 anni (vedere il regolamento del Comune di Roma), è difficile ricollocarsi sul mercato del lavoro. Ma andiamo oltre.

Mi informo subito e scopro che abbiamo diritto alla “social card” (due per la precisione, avendo a quella data due figli sotto i tre anni) ma non al bonus famiglia: per poche centinaia di euro di reddito imponibile siamo fuori. Prendiamo quello che viene.

Seguo la trafila – un po’ imbarazzante – e ottengo la carta acquisti. Noi facciamo spesso spesa al mercato più che nei supermercati, proprio per risparmiare. E credo di poter contare sulle dita di una mano le volte che ho intravisto presso altri esercizi commerciali il fatidico bollino blu della convezione. Ma tant’è.

La prima doppia ricarica arriva dopo una decina di giorni: 240 euro. Poi arriveranno altri 160 euro in febbraio. A marzo, però, devo rinnovare l’Isee per tentare (invano, come sempre) l’iscrizione della piccola al nido. L’Inps però mi comunica, con rara celerità, che non ho più diritto alla social card. Revocata, anzi, revocate: il mio Isee è arrivato a 6.300 e rotti euro, trecento sopra il limite stabilito per il beneficio. Addio pacche sulla spalla. La carta blu è rimasta parcheggiata sopra il frigorifero in cucina. Arreda. Ci sono ancora dentro 9 euro e pochi centesimi che non abbiamo speso.

Che dire? Quegli 80 euro al mese ci facevano comodo: due spese al supermercato fuori bilancio ci hanno permesso per un po’ di non patire la fatidica terza settimana. Inoltre, per la prima volta situazioni come la nostra, sempre fuori dai modelli, al limite dell’irrilevanza, sono state in qualche modo censite. O almeno credo.

Ma poi, restano diversi dubbi: l’intermediazione delle Poste (e l’Inps? e i servizi sociali del Comune?), le inutili complicazioni telematiche dello strumento, l’imbarazzo di doversi “denunciare” povero per ottenere sconti e promozioni fatte ad hoc.

E, soprattutto, restano i problemi strutturali di sempre. C’è il tormentone degli asili nido pubblici, la moltiplicazione delle trafile burocratiche, la chimera della effettiva conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita familiare.

Il “soggetto famiglia”, in Italia, è un rilevatore affidabile della irrazionalità di un sistema di welfare con poca logica e progetto. Un sistema che fatica a mappare le reali esigenze e talvolta non riconosce proprio a chi ne avrebbe bisogno dei servizi essenziali, salvo peregrinazioni estenuanti e montagne di carta. L’alternativa alla frustrazione è la presa in carico diretta del problema, tramite strutture private, nonni, se ci sono, baby sitter, badanti etc etc. Ma non per tutti è possibile. Un welfare fai-da-te proprio a carico di chi, paradossalmente, avrebbe bisogno di un aiuto. Altro che pacche sulla spalla.

Intanto, sono 9 mesi che aspetto la liquidazione dell’assegno previsto per i 3 figli minori. Sarebbe uno stipendio extra in più. Ma questa è un’altra storia. Anzi, un altro modulo, l’ennesima fila, le stesse informazioni da comunicare. Chissà perché.

ps. questo post è stato pubblicato sabato scorso sul quotidiano Avvenire.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tuo post merita innanzitutto rispetto, sia per come hai scritto le tue difficoltà, sia per come hai denunciato una situazione che in Italia è molto frequente, una situazione dove vige la legge dell'ingiustizia.
Siete una bella famiglia: vi ammiro.
Mirella

Luca Gras ha detto...

Complimenti!

E... in bocca al lupo!

Luca

www.pentagras.wordpress.com

Unknown ha detto...

Cara Mirella, ti ringrazio delle tue parole. Non so esattamente per cosa si debba essere ammirati, ma "me lo prendo" così.

In effetti, non mi sento una vittima di ingiustizia. è solo tutto terribilmente complicato per chi si trova (anche per antiche e precise scelte personali) a navigare sulla soglia dell'incertezza quotidiana. Sopratutto se sei una specie di Ufo (famiglia con tre figli monoreddito e senza casa di proprietà) che sembra un'anomalia per sociologi e statistici e quindi spesso rimossa da modelli e discussioni.

Ti confesso (facciamo finta che siamo solo io e te, oggi) che sento tanta fatica, e a volte sono molto preoccupato per il futuro dei miei figli. Mi vergogno più di questa mia "pesantezza" di spirito che della mia situazione di bisognoso (come dicono gli estensori della carta acquisti), anzi, di ex bisognoso.

Vorrei sentirmi come "un bambino in braccio a sua madre", e essere felice, perché questo mi è stato promesso da chi mi ha dato (e ridato più volte) la vita. E portarmi sulle spalle i figli senza far loro sentire il peso delle preoccupazioni. Oggi prego così. Grazie.

Anonimo ha detto...

Caro Simone,
quello che tentavo di dirti ( ma internet non aiuta molto) è che ammiro la tua capacità di andare avanti nonostante tutto, di andare avanti nonostante le pesantezze e le difficoltà, di andare avanti forte della fede autentica che ho sempre ammirato in te e forte delle scelte di vita che agli occhi dei più potrebbero sembrare controcorrente o assurde ( da Ufo, appunto). Capisco che le tue preoccupazioni sono tante e che ognuno di noi vorrebbe il meglio per i propri figli e per il loro futuro, ma il Signore ci ha detto di avere fiducia (e lo dico per prima a me stessa).
Io non ho preoccupazioni economiche ( e leggendo il tuo post mi sono quasi vergognata) ma ho altri problemi altrettanto seri, ma anch'io non posso far altro che abbandonarmi nel Signore e pensare che "siamo preziosi ai suoi occhi" e che in un modo o nell'altro ci aiuterà a venirne fuori o a trovare la forza per andare avanti anche con i pesi.
Ti auguro tutto il bene possibile.
Un abbraccio
Mirella

Unknown ha detto...

grazie Mirella!... chissà però la mia Fede... mah...

(e tu non vergognarti delle tue condizioni economiche)

stamattina leggevo un testo in cui si cita Gesù che a sua volta cita Osea (e la usa spesso questa citazione... Lui): "Misericordia gradisco, non sacrifici"). Per oggi dico a questo il "amen".

Delfina Spitaleri ha detto...

A leggere certe cose, ci si sente....male. So perfettamente pero' quello che si prova. Per questa ragione da 26 anni vivo in Australia. Purtroppo l'Italia (vista da fuori e' tutto molto piu' chiaro) non potra' mai migliorare neppure se al governo va Gesu' Cristo. Primo, e' un Paese che ha sempre dovuto, per le materie prime, dipendere dagli altri Paesi Europei, Germania per esempio.Potrebbe essere un Paese a grande richiamo turistico, ma all'infuori dell'Arte di cui abbonda, il Sud che dovrebbe essere una seconda Florida, e' nelle mani di 3 mafie. La burocrazia poi e' farraginosa al 100%. E poi, sembra una bestemmia, ma la colpa e' anche della Chiesa. Io, in questi anni ho notato che dove la Chiesa e' potente e massicciamente presente, tanto piu' massiccia e' la poverta'. Le pacche alle spalle non tolgono la fame. Se e' ancora giovane, prenda la sua famiglia ed emigri in un altro Paese. Se sa un po' d'inglese e sotto i 37 anni interpelli l'Ambasciata Australiana. Auguri.

Unknown ha detto...

gentile Delfina, ben trovata qui.
La ringrazio per il commento che prendo come un segno di affetto... che viene da lontanissimo! Ma sempre affetto è.

Senza commentare altrimenti, la rimando a un post che ho scritto qualche giorno dopo:

http://mafuiane.blogspot.com/2009/12/celli-tobagi-italia.html

grazie.