12 ottobre 2007

pretese

"Mi dispiace, ma lei non è sull'elenco". Ore 14.20. Policlinico Umberto I, Roma. Padiglione di medicina clinica.

"In che senso scusi? Ho prenotato al Cup una visita a fine luglio per il 2 ottobre (!) alle 14.30. Qualcuno da qui mi ha poi chiamato a casa chiedendomi di spostare l'appuntamento al giorno 9, alla stessa ora. Addesso arrivo, dopo aver chiesto un permesso a lavoro, e io non sono in lista?".

La signora dell'accettazione, peraltro gentile e (inevitabilmente) comprensiva, ammette: "Beh, certo, lei ha ragione... aspetti che sentiamo la dottoressa".........

"Niente, dice che non è in lista e non la può visitare". "Ah no? Guardi che io da qui non me ne vado (dal tono non sembra, ma ero calmo, deciso ma gentile) ... che faccio, aspetto altri 2 mesi per un appuntamento che voi avete spostato e poi mi prendo un altro bel permesso al lavoro?"...... La signora rialza la cornetta, si spiega, discute con la "dottoressa", la "ammorbidisce" e sottolinena che le sembro piuttosto deciso, mi guarda di sottecchi ogni tanto... riaggancia... "Va bene, aspetti, ha detto che la visita". Ringrazio (chissà poi perchè...).

Mi siedo aspetto in punizione le 4 visite "regolari", poi arriva il mio turno.

Busso alla porta dell'ambulatorio. Entro. La dottoressa è al telefono con tutta evidenza con qualcuno di quelli che l'hanno messa nei casini per via del mio appuntamento: "... ma come faccio, io c'ho pure le lezioni, e c'ho il paziente che sta qui e insiste per esser visitato... non potete fare i casini e poi mettermi in questa situazione...". Aggancia, facendo finta di niente. Mi schernisco: "Mi dispiace di esser stato un casus belli, ma io non potevo andare via". "Guardi, non dica niente. Non è colpa sua. è che qui non siamo per niente organizzati...".

Organizzati?... mah, vabbè... fatto sta che se io non avessi "preteso" il mio diritto...

ps. io tifo, sia chiaro, per la sanità pubblica (sarà che ho annusato da vicino quella infernale degli Stati Uniti). Non esiste nessun reale riscontro econometrico che giustifichi il mito della maggiore efficienza del privato rispetto al pubblico. Fatevene una ragione. è solo una questione ideologica e speculativa. E poi di responsabilità, motivazione, capacità manageriale. E magari di un po' di rispetto per la gente, per cui si decide di spendere dei soldi pubblici. Mi terrorizza una società che pensa che la salute sia una questione privata, dove chi può può e gli altri... s'attaccano.

ps2. un grazie alla cassiera del ticket per la sua cortesia e la serietà (e il sorriso) con cui le ho visto fare il suo lavoro di sportello.

ps3. ... il Policlinico è un posto in cui se stai andando (come da indicazioni) in cerca del seminterrato ( piano -1), ti fanno prendere una scala che sale di un piano invece che scendere... Mah...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Confermo l'asserzione sulla difficoltà nel farsi indirizzare correttamente: è successo anche a me la scorsa estate quando, recatomi per una visita, sono entrato nella stanza giusta con 15 minuti di ritardo rispetto all'appuntamento pur avendo varcato i cancelli del Policlinico con più di mezz'ora di anticipo...

Emanuele

Anonimo ha detto...

Scena da autobus
"Io sono comunista e lei è un illuso" un signore a uno
che legge l'unità e poi
"La sanità deve essere privata: chi ha i soldi
si cura gli altri no"

Anonimo ha detto...

Altre pretese...

A Viterbo entro in un negozio cinese per comprare un maglione. Costa
13 euro e chiedo lo sconto. Ovviamente non lo ottengo. La commessa mi
fa lo scontrino. C'è scritto 6 euro. "Ma come - dico io - non mi fa
lo sconto e mi fa pure lo scontrino ridotto?" e lei "Beh poi ci
accordiamo, umma umma" facendo un tipico gesto napoletano "No,
guardi - lo dico con ferma e ironica gentilezza - mi faccia lo
scontrino intero" e lo ottengo.

mk