17 novembre 2008

veri uomini

Ma il vero uomo/maschio (e il "vero" padre!) può piangere, e o svenire?
Si può essere e mostrarsi deboli di fronte al mondo e ai propri figli?

Nonostante i rassicuranti esempi (Gesù, tanto per citarne uno, ma anche lo "svenevole" Dante della grande Commedia...) ancora mi turba un po' quel che mi è successo sabato.

Accompagno mio figlio Pietro (quasi 5 anni) alla Asl per un prelievo di sangue (lui ha "già dato" una volta, ed era stato bravissimo e coraggioso).
Le intrepide infermiere non riescono però a trovare la vena. L'ago resta infilato troppo a lungo nonostante non ne sgorghi nulla... Pietro comincia a piangere, spaventato e dolorante (ma meno spaventato delle infermiere...).
Io mi accorgo che la mia testa mi sta abbandonando e con lei il corpo... mi allontano un po', le infermiere "capiscono" e mi fanno sedere dietro un paravento... perdo i sensi per qualche istante... poi mi riprendo (immaginate la scena paradossale delle infermiere che seguono me con mio figlio infilzato che si lamenta).

Pietro ha visto solo che mi sono allontanato (sigh!) e non che sono svenuto... ma io mi sono sentito davvero un "pessimo padre", povero ciccio.

Della "figuretta" da donnicciola non mi importa nulla (in generale e perchè so di essere sensibile agli aghi - aichmofobia - per via di un'esperienza di ospedale un po' traumatica), ma il non essere stato vicino a incoraggiare e tranquillizzare mio figlio mi turba ancora. Mi fa ancora... piangere.

Ho toccato con mano un mio limite (buona cosa) e ho capito davvero che, se non c'è un'urgenza, non ha senso sfidarlo. Però, a che prezzo?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Come al solito, sei troppo severo con te stesso.
Racconta a tuo figlio invece di quando il papà era in ospedale con il
naso rotto per una partita a calcio ed aveva il viso tumefatto.
Riacquisterai un sacco di punti. Ai bambini piacciono queste
storielle........
Ciao "FIFA 2009".

Unknown ha detto...

...
Racconta a tuo figlio invece di quando il papà era in ospedale con il
naso rotto per una partita a calcio ed aveva il viso tumefatto.
...
e magari fagli anche vedere una foto se ce l'hai cosí hai un buon argomento per spiegargli i fondamentali del ruolo

PS: visto che io sono un 'uomo duro' ... queste le lascio alla mamma :D

Unknown ha detto...

caro Marco S, se sei il Marco S che dico io ... sui fondamentali del ruolo potresti raccontare anche tu qualcosa!!! :D

Non ho foto dopo "il tamponamento" nè con la mascherina che ho portato per un paio di mesi... dovrò fargli un disegno!

Anonimo ha detto...

Vedere un figlio soffrire è un'esperienza terribile per qualsiasi padre. E forse lo è stato anche per il nostro Padre comune.

TUo figlio neanche se ne ricorderà, e comunque, opinione personale, mostrare ai figli di avere dei limiti è educativo, e proedeutico nell'aiutarli a crescere fuori dalla nostra ombra.

Spero che le analisi siano andate bene.

Un salutone.
exanonimo

Anonimo ha detto...

Non c'è da vergognarsi ad avere debolezze o limiti davanti ai propri figli. Per loro dobbiamo essere punti di riferimento e non eroi senza macchia e paura. Quando sarà più grande gli racconterai questa avventura e vi farete quattro risate!
Un caro saluto
Mirella

Unknown ha detto...

grazie a tutti. Mi piaceva scriverne, perchè a volte non si parla di queste "debolezze". Ti espone un po' ma è un'occasione di confronto... e infatti sta risultando così.

p.s exanomino, purtroppo il prelievo non è stato possibile farlo, in realtà... dobbiamo aggirare l'ostacolo

Anonimo ha detto...

Pietro 5 anni.
Io credo che se trovi le espressioni giuste nella comprensione di un 5enne, puoi benissimo dire che il grande mitico papa' ha un limite come Achille con il suo tallone.
Che gli umani non sono degli dei perfetti.
I bimbi mitizzano il proprio padre, ma se non si fa toccare con mano loro la realtà, rimangono con il senso che bisogna essere o divenire dei "grandi""miti".
Vedere il proprio papa' come un grande, ma sapere che umanamente può avere delle defaillance, è un bell'insegnamento per un bimbo, che non deve mai misurare lo scarto tra gli ideali di successo e perfezione e i normali insuccessi e deficenze.
E' un primo messaggio per imparare ad accettarsi in tutta la propria umanità tendendo a cose grandi.
Soffro di agofobia, da ragazzo me ne facevano sempre una colpa, finchè un medico mi ha detto che la dovevo smettere, e dovevo ogni volta informare il medico quando vado a fare un prelievo, perchè in fase di prelievo lo svenimento può dare altri problemi.
Quindi io ogni volta chiedo sempre che in fase di prelievo voglio un lettino su cui sdraiarmi e ormai la cosa avviene in pochi secondi mentre, l'infermiera mi aiuta a distrarmi.
Quando ero ragazzo era terribile, lo facevano pesare, ero colpevole della mia paura di questo mio limite.
Per fortuna i tempi cambiano.
Spero altresì che avrai modo di ripensare ai termini di uomo/maschio forte e onni-potente e donnicciula/debole, perchè esistono semplicemente delle persone uomini o donne che siano, ambedue forti o deboli nei momenti più disparati della vita.
La biografia di Nixon, ora che si può dire con libertà ci dice che era un uomo fondamentalmente debole con forti depressioni, la Casa Bianca la portavano avanti i suoi collaboratori, eppure era il Presidente USA.
Ciao
matteo

Anonimo ha detto...

perchè siamo sempre così severi con noi stessi quando ci valutiamo come genitori?
take it easy

Unknown ha detto...

"il moralista", ahilui, è severo con se stesso (e quindi poi... ma un po' meno con gli altri). C'è da convertirsi tutti i giorni.

In ogni caso, 'sta storiella ha aperto riflessioni più profonde e più belle, anche nel confronto con mia moglie...

paolav_1999 ha detto...

La cosa di cui ti devi vergognare è semmai aver descritto la scena della debolezza usando un "figuretta da donnicciola". Prima cosa grave. E aver messo tra virgolette figuretta (inteso come figuraccia o figura di...) e non "donnicciola".

Unknown ha detto...

cara Paola, accetto il "rimprovero" (tra virgolette)... ovviamente, stavo giocando di sarcasmo sulla vulgata comune...