11 aprile 2006

Che porcellum!

"Pronto, sono il Porco... che ho vinto?".

Vi ricordate uno dei tormentoni dell'ormai epico "Indietro tutta" di Arbore...?
Beh, ieri ha vinto proprio lui il Porco, o anzi, il Porcellum, come ha definito questa nuova legge elettorale uno dei suoi mentori ed ex ministro, Roberto Calderoli.

Intendiamoci. Non credo al piagnisteo di certa sinistra sulla "malizia a mano armata" ordita da una maggioranza boccheggiante, facendo approvare questa legge elettorale. Non credo che ci si possa seriamente appellare a questo per giustificare cinque anni di promesse di vittoria epica, oggi a stento mantenute.

Voglio dire che ha vinto/perso tutta la attuale classe politica (da destra a sinistra) che esprime in questa legge la sua incapacità di fare proposte alte (al massimo, l'esperto Berlusca è riuscito ad arrivare a colpire con successo appena sopra la cintura, con "zeri Ici" e "coglioni" vari...), forti e, permettetemi, belle.
E che ha manifestato la volontà di non esporsi veramente al giudizio della gente, che peraltro (a parte il B. appunto) non sa più capire.

Prendo atto che, comunque la si pensi, c'è una metà del paese che si riconosce (che piaccia o no ai non "forzaitalioti") in una società in cui il criterio è l'individuo e la sua capacità di barcamenarsi nella vita a qualsiasi costo, con qualsiasi mezzo lecito e no, odioso o solo "paravento", o con lui o contro di lui .

Come se ne esce? Non lo so.

Forse uscendo da certi schemi ideologici che comunque ci impediscono addirittura di vedere e parlare con tutti i talebani e/o i disimpegnati d'Italia (a destra e a sinistra ce ne sono parecchi) e dirgli qualcosa di "bello" (ah, l'estetica), di forte, che possa convincerli più della promessa del "laissez faire" su ogni regola o su ogni comportamento privato e pubblico.

Forse, se parto dal "piccolo" mondo del sociale o delle parrocchie, si dovrebbe puntare a riabituare la gente che la solidarietà (bleah, sta parola trita...) non può essere solo beneficienza comoda e delegante ma impegno personale, diretto, responsabile, che ci mette in relazione, non ci pone su un trono di meriti ... Se troviamo linguaggi e metodi per trasporre questo passaggio culturale a tutta la vita pubblica, forse riavremo persone di destra e di sinistra che ancora pensano che "lo Stato" è un bene di tutti, di cui avere cura, per cui si possono anche pagare le tasse, magari con proposte diverse, e che non può vincere il più furbo, il più speculatore, il più "liberista". Perché, se no, qui si spacca tutto... è la "balcanizzazione" dell'Italia.

Abbiamo bisogno di far riemergere una cultura forte della responsabilità che si "proponga" con entusiasmo e non si "opponga" al berlusconismo, che in fondo parla a tutti i nostri stomaci: chi almeno una volta nella vita, almeno un giorno a settimana, almeno un'ora al giorno non è stato tentato di vivere come ti propone lui?

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