26 agosto 2011

il Piave mormorò...

4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S. M. il Re Duce Supremo, l'Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.[...]
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza[...].
Diaz »

(Dal comunicato del Comando Supremo "Bollettino della Vittoria")

fonte: www.trentinograndeguerra.it
Ho capito perché abbiamo vinto la Prima guerra mondiale contro l'Austria!

Ho fatto una gita in bici dal basso all'alto Tirolo e un viaggio di ritorno su un treno austriaco. E ho trovato la risposta.

Se vuoi sapere come, continua pazientemente a leggere.

Una fiumana di gente in bici e affini, per lo più vacanzieri estivi, da qualche anno scarrozza amenamente sulla comoda ciclabile (in discesa) che unisce Brunico a Lienz. Per i più appassionati, si può arrivare fino a Maribor in Slovenia.

Per ovvi motivi, il ritorno in bici (in salita) è sconsigliato ai più e tutta la fiumana raggiunge la stazione ferroviaria di Lienz e aspetta il primo treno per Brunico, con o senza bici in vettura: alcuni hanno pagato un servizio di recupero a cura del noleggiatore italiano.

Noi arriviamo in 10 (5 adulti e 5 bimbi) alle 15.15.
Fila relativamente veloce e ordinata in biglietteria, biglietto collettivo che fa risparmiare, e alle 15.35 siamo già pronti al binario per tornare a casa. Non è che siamo proprio soli, visto che è la settimana di Ferragosto e l'idea non è tanto originale.

Il treno, previsto in partenza alle 16.05, si ingolfa subito di gente modello metropolitana romana in orario di punta: si resiste, si aspetta, si sbuffa, si conquistano le posizioni e gli appigli migliori.
Ma alle 16.10 (ohibò, la puntualità d'oltralpe) il treno non è ancora partito.

Capostazione e addetti si aggirano sbuffando sul marciapiede, qualcuno telefona freneticamente. Poi una voce dall'altoparlante in italo-tirolese conferma le voci e le previsioni che già serpeggiavano: non si può partire per motivi di sicurezza, il treno è troppo pieno (annunciano un generico sovraccarico di 100 passeggeri) e chiedono di scendere e prendere il successivo. "Questo treno così non partirà mai!", sentenzia il capostazione.

La gens italica, assiepata sul treno come si conviene da noi e quindi assolutamente persuasa che sia tutto normale, prima sghignazza e poi dopo altri 20 minuti fermi comincia a sbuffare: "Prima ci fanno pagare il biglietto e poi ci chiedono di scendere". In effetti la banchina è già piena e prendere il treno successivo sembra ancor più improbabile. E così nessuno scende.
Comincia la guerra di posizione.

Ore 16.45
Dopo qualche parolaccia in tedesco del capostazione, che nessuno di noi ha capito (of course), viene chiamata la forza pubblica (!): un povero poliziotto austriaco sale sul primo vagone e non so con quali generi di argomenti lo fa svuotare, tranne un pericoloso "indignado" del caso, con moglie, figli e retino per le farfalle che fa resistenza gandhiana... alla fine, vince lui. Abbiamo subito qualche perdita ma il poliziotto rinuncia a fare lo stesso tentativo nella nostra carrozza (la 2). Eppure ancora non basta: la solerte ferrovia austriaca dice che siamo ancora troppi.

ore 17.00
Secondo appello/ultimatum con variante: "zi kiete ai zignori fiaggiatori senza bici a sequito ti scentere e aspettare prossimo treno, ya!". Sghignazzi, sussulti e grida: in particolare si fa notare un canuto signore bolognese che comincia a gridare la sua poca convinzione sull'organizzazione austriaca fuori dal finestrino a un capannello di addetti alla ferrovia e passanti locali che ridono e scuotono la testa stupiti dalla italica situazione. Battibecco tra il canuto e un signore austriaco che si erge a difensore dell'onore tirolese e delle ferrovie austro-ungariche.

ore 17.05
Il treno sussulta e si muove. Boato stile mundial dei passeggeri, con qualche gesto dell'ombrello di esultanza e crasse risate... io invito i commilitoni a mantenere un contegno scaramantico e temo... infatti dopo 50 metri il treno si ferma. Ci hanno spostati solo per fare passare i convogli successivi (sempre per la stessa destinazione). Noi restiamo in punizione. Comincia a serpeggiare nella truppa un po' di sfiducia. Si crea un clima cameratesco, con battute e offerte d'acqua e biscotti per ammansire i vari pupi. Le scorte cominciano a scarseggiare. E' ormai 1 ora e mezza che noi siamo saliti sul treno.

ore 17.15
Si ri-rinnova l'appello ai non possessori di bici: non si contano le orecchie da mercante. Nessuno molla la posizione acquisita. A costo di farci notte. Ma in carrozza comincia ad agitarsi qualche anima.
Il canuto tira fuori il capoccione dal finestrino (aizzato dalla arzilla mogliettina) e urla improperi e minacce... pettoruto decide di scendere e "dirgliene quattro". Non ne abbiamo avuto più notizia. Un kamikaze senza bomba.

ore 17.30
Estrema mossa per seminare il panico tra i soldati. Gli astuti austriaci fanno parlare un sedicente "passeggero italiano come voi" che con voce rassicurante e flautata dice che il nemico garantisce a chi scende una resa onorevole e un treno speciale "entro mezzora". Boato e buuh vari, con pernacchie.

ore 17.40
Diserzione! Alcuni - tra sfinimento e senso di responsabilità - abbandonano la trincea, sopratutto famiglie con bambini, ormai divenuti schizzati come una scheggia e ingestibili. La propaganda aha avuto qualche successo. Noi e i nostri invece non molliamo. "Dio ce l'ha data" e non ce la teniamo (la carrozza).

ore 17.55
Tensione nella truppa. Mentre dalle altre carrozze seguenti giungono notizie cruente di scontri alla baionetta e feriti, accenno di rissa in carrozza: 4 giovani, ancora baldanzosi, insidiano giovinetta nei loro pressi. Il padre un po' distante vede e non la prende bene: sedo gli animi e ricompatto la truppa, intonando l'inno di Mameli... I più pensano che forse stanno dando una partita dell'Italia in Tv, e si sentono più Gattuso che Giolitti... ma che ce voi fa?

ore 18.10
Vittoria! Vittoria! Il treno, di poco svuotato rispetto alle ore 15.35, parte verso Brunico e la nostra amata Patria... Applausi scroscianti, lacrime di gioia, scambio di foto di fidanzate e mogli che presto riabbracceremo (tranne quelli che ce l'hanno lì ingrugnita ed esausta sul treno...).

Senza quasi armi e perfino abiti, su trincee alpine da brivido, abbiamo resistito indomiti alla macchina organizzativa e alla intransigenza austroungarica. E abbiamo vinto.

Così si fa la storia.

(ps. fuori cazzeggio... la Grande Guerra e l'epidemia di "Spagnola" del '17 hanno portato via qualche avo e la salute di mia nonna... ricordo questi e quegli altri morti con commozione e grande grande rispetto).

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